Opera
Il 17 gennaio 1932 Terragni e tutto il Gruppo 7 ricevono dal MIAR l’invito a partecipare alla Mostra di Architettura Razionale tenutasi a Firenze nello stesso anno. Terragni e il gruppo, entusiasti partecipano con una settantina di lavori: lo stesso Terragni, non avendo avuto a che fare con nuove costruzioni in quel periodo, decide di presentare uno studio per cattedrale, in “polemica e contrasto” con Ugo Ojetti, che più volte aveva sottolineato come lui e tutta l’architettura razionale avessero perso di vista l’architettura antica (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 372).
Gli studi e il progetto realizzati da Terragni per la Cattedrale in cemento armato si sviluppano così a partire dagli impianti romanici e rinascimentali. É sul tipo rinascimentale, a navata unica, abside e cappelle laterali, che verrà condotta l’indagine operativa (Novati, Pezzola, 111; Marcianò, 68) e in particolare modo, dopo la realizzazione dei disegni di progetto il riferimento maggiore al quale Terragni si ispira sembra essere l’antico edificio protogeo – metrico della Casa di Lefkandi.
In alcuni scritti del Gruppo 7, apparsi sulla rivista Quadrante n°23 del 1935, e ripresi nella pubblicazione di Novati e Pezzola si afferma: “Le esperienze futuriste e le prime cubiste, pur avendo portato qualche vantaggio, hanno scottato il pubblico e deluso quelli che ne aspettavano un grande risultato. E quanto già ci sembrano lontane: particolarmente la prima con quell’atteggiamento di sistematica distruzione dei passato, di concetto ancora così romantico […] Occorre persuadersi della necessità di produrre dei tipi, pochi tipi, fondamentali. Ma guardiamoci indietro: tutta l’architettura che ha reso glorioso nome di Roma nel mondo, è basata su quattro o cinque tipi: il tempio, la basilica, il circo, la rotonda e la cupola, la struttura termale. E tutta la sua forza sta nell’aver mantenuti questi schemi, ripetendoli fino alle più lontane province e perfezionandoli, per selezione appunto […] E la Grecia? Il Partenone è il risultato massimo, il frutto supremo di un unico tipo selezionato per secoli: si osservi la distanza tra il dorico di Egina e il dorico dell’Acropoli. Così un unico tipo ebbe, la basilica dei primi secoli cristiani, così la chiesa orientale: chi non vede nella chiesa dei S.S. Sergio e Bacco il germe di Santa Sofia, e in questa a sua volta, l’origine dì uno schema – tipo per le grandi moschee di Costantinopoli? […] La prova della perfezione cui arrivò l’architettura antica sta nella creazione di alcune forme fondamentali che, quasi alfabeto dell’architettura, divennero patrimonio di tutte le civiltà” (Novati, Pezzola, 111-113).
Il disegno del progetto appare così come Fosso e Mantero lo descrivono: “Dimensioni della chiesa: lunghezza m. 100, altezza m. 35, larghezza m.30. Concetto costruttivo: cinque grandi telai in cemento armato servono di appoggio a cinque volte leggere fra loro contrastanti, che formano la copertura della chiesa; le due volte estreme sono raccordate senza soluzione di continuità alle pareti perimetrali della costruzione. Le due torri campanarie ( 70 m. di altezza) sono staccate dal corpo della chiesa ” e sono poste sul sagrato rialzato e connesse all’aula tramite un porticato tripartito a setti parealleli. “Le finestre sono ricavate sui fianchi (sottili come feritoie, per non creare eccessiva luminosità all’interno)” (Fosso, Mantero, 94).
Scritto redatto sulla base di:
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
NOVATI, Alberto, PEZZOLA, Aurelio, Il mutevole permanere dell’antico: Giuseppe Terragni e gli architetti del Razionalismo Comasco, con testi di TORRICELLI Angelo et al., cura dei testi e bibliografia MONTORFANO Giancarlo, prefazione di PONTIGGIA Elena, Boves: Araba Fenice, 2012
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980