Opera
Riguardo al Progetto della Biblioteca Cantonale di Lugano, Zevi sottolinea come il manierismo di Terragni si avvale di etimi gropiusiani, lecorbuseriani e miesiani, base di partenza di un discorso che li utilizza, contaminandoli, in maniera non assoluta. “Il fatto saliente è che le deroghe mantengono la purezza delle fonti originarie” (Zevi, 146). Terragni “adopera Mies per corrodere il cubismo di Le Corbusier, e questi per riaggregare gli elementi della poetica neoplastica di Mies” (Zevi, 146; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 497).
Anche in questo progetto per una Villa sul lago i rimandi sono alle figure di Le Corbusier e di Mies Van Der Rohe: la pianta è libera e presenta alcuni segni curvilinei, vi sono i pilotis, il tetto – giardino, le finestre a nastro interrotte in qualche punto da altre aperture, le ampie trasparenze e il gioco tra pieni e vuoti, chiari e scuri, interni ed esterni. Ma più che l’articolazione di un volume l’edificio appare come una composizione di setti, orizzontali e verticali, prolungati a terra da rampe, scale e piani inclinati (Zevi, 126; Marcianò, 164), talvolta a stravolgere gli etimi stessi del purismo e del neoplasticismo.
Appare interessante, nella pubblicazione di Fosso e Mantero, come l’operare di Terragni possa essere paragonato a quello di Le Corbusier. All’immagine del plastico della villa viene affiancato parte del discorso di Le Corbusier, del 1926 dove elenca I cinque punti della nuova architettura: “… La casa è nell’aria, lontana dal terreno: il giardino passa sotto la casa, il giardino è anche sopra la casa, sul tetto … il tetto tradizionale non conviene più. Il tetto non deve essere spiovente ma incavato … Le finestre possono correre da un bordo all’altro della facciata. La finestra è l’elemento meccanico – tipo della casa; per tutti i nostri alloggi unifamiliari, le nostre ville, le nostre case operaie, i nostri edifici di affitto … La facciata è libera: le finestre, senza essere interrotte, possono correre da un bordo all’altro della facciata …” (Fosso, Mantero, 123; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 496-497). Il confronto appare denso di significati.
Nel percorso progettuale di Terragni questo progetto è “l’anello significante” che lega la Casa del Fascio di Como all’Asilo Sant’Elia per le variazioni dei fronti in relazione al paesaggio. “Quest’opera è un cardine della poetica terragnesca: se fosse stata realizzata, sarebbe tra le massime espressioni internazionali del periodo” (Marcianò, 164).
Scritto redatto sulla base di:
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980