MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

PROGETTO VILLA SUL LAGO

Giuseppe Terragni

Opera

Riguardo al Progetto della Biblioteca Cantonale di Lugano, Zevi sottolinea come il manierismo di Terragni si avvale di etimi gropiusiani, lecorbuseriani e miesiani, base di partenza di un discorso che li utilizza, contaminandoli, in maniera non assoluta. “Il fatto saliente è che le deroghe mantengono la purezza delle fonti originarie” (Zevi, 146). Terragni “adopera Mies per corrodere il cubismo di Le Corbusier, e questi per riaggregare gli elementi della poetica neoplastica di Mies” (Zevi, 146; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 497).
Anche in questo progetto per una Villa sul lago i rimandi sono alle figure di Le Corbusier e di Mies Van Der Rohe: la pianta è libera e presenta alcuni segni curvilinei, vi sono i pilotis, il tetto – giardino, le finestre a nastro interrotte in qualche punto da altre aperture, le ampie trasparenze e il gioco tra pieni e vuoti, chiari e scuri, interni ed esterni. Ma più che l’articolazione di un volume l’edificio appare come una composizione di setti, orizzontali e verticali, prolungati a terra da rampe, scale e piani inclinati (Zevi, 126; Marcianò, 164), talvolta a stravolgere gli etimi stessi del purismo e del neoplasticismo.
Appare interessante, nella pubblicazione di Fosso e Mantero, come l’operare di Terragni possa essere paragonato a quello di Le Corbusier. All’immagine del plastico della villa viene affiancato parte del discorso di Le Corbusier, del 1926 dove elenca I cinque punti della nuova architettura: “… La casa è nell’aria, lontana dal terreno: il giardino passa sotto la casa, il giardino è anche sopra la casa, sul tetto … il tetto tradizionale non conviene più. Il tetto non deve essere spiovente ma incavato … Le finestre possono correre da un bordo all’altro della facciata. La finestra è l’elemento meccanico – tipo della casa; per tutti i nostri alloggi unifamiliari, le nostre ville, le nostre case operaie, i nostri edifici di affitto … La facciata è libera: le finestre, senza essere interrotte, possono correre da un bordo all’altro della facciata …” (Fosso, Mantero, 123; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 496-497). Il confronto appare denso di significati.
Nel percorso progettuale di Terragni questo progetto è “l’anello significante” che lega la Casa del Fascio di Como all’Asilo Sant’Elia per le variazioni dei fronti in relazione al paesaggio. “Quest’opera è un cardine della poetica terragnesca: se fosse stata realizzata, sarebbe tra le massime espressioni internazionali del periodo” (Marcianò, 164).

Scritto redatto sulla base di:

CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980

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