Opera
Il progetto di ricostruzione di un Albergo in Piazza Volta, iniziato con la demolizione nel 1929 di un piccolo edificio di proprietà del signor Butti, venne affidato al fratello di Terragni, Attilio, che secondo un’impostazione classica aveva redatto l’opera. Giuseppe Terragni si inserisce nel processo progettuale quando l’albergo è già stato realizzato nella sua struttura in cemento armato (Zevi, 63).
A differenza della proposta fatta dal fratello per la facciata in stile classico, Terragni, in una serie di ben 6 proposte, cerca di realizzare una facciata “razionale” che verrà continuamente bocciata per la propensione del secondo piano a sbalzo (sala ristorante) verso un’area comunale (Marcianò, 60; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 334).
La versione finale che l’Amministrazione comunale approva risente di un’arresa da parte di Terragni allo stile borghese neo – classico (Zevi, 63; Fosso, Mantero, 92). Nonostante questa scelta impropria da parte dell’architetto, negli spazi all’interno, i temi che avevano animato le vicende del Novocomum, tornano vigorosi nell’atrio, nella scala, nel taglio degli ambienti e negli arredi, curati nei minimi dettagli i quali, insieme alla costruzione della facciata, dovevano completare l’immagine di modernità (Zevi, 63; Fosso, Mantero, 92; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 336).
Ada Francesca Marcianò, a proposito della polemica sulla facciata e sulla composizione degli interni, scrive: “Questo elaborato” inteso quale ultima soluzione progettuale presentata “viene naturalmente prescelto, sia pure, ‘con qualche ulteriore riserva’, dalla commissione. Terragni si sfoga allora negli interni, dove, in pieno contrasto con la pellicola esterna, riaffiorano i temi del Novocomum: la struttura integra con vertiginose sequenze spaziali gli arredi fissi, i tendaggi, le porte. Lo splendido atrio, il salone ristorante, la scala, la raffinata bussola d’ingresso (oggi alterati o scomparsi) non sono che un saggio di ciò che poteva essere: brani di un’opera in realtà non eseguita” (Marcianò, 60).
Attualmente l’interno dell’Albergo è stato in parte smantellato, mantenendo la struttura originaria ma non gli arredi disegnati dall’architetto; solamente sulla facciata esterna rimangono due lampade progettate da Terragni, simili a quelle del Novocomum (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 336).
Scritto redatto sulla base di:
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980