Opera
“Per «risanamento integrale» del fatiscente quartiere della Cortesella, le autorità intendevano la demolizione e ricostruzione totale. Terragni si oppone, e lotta per conservare le parti valide del vecchio tessuto urbano. Propone di salvare il fronte quattrocentesco a loggiato della casa Vietti e ne studia l’inserimento nel nuovo contesto. Rispetta l’antico senza segregarlo, anzi chiamandolo a partecipare al volto alternativo della città. È una lezione di metodo tuttora valida, antitetica sia alla distruzione che una squadra fascista tentò di perpetrare, e che purtroppo fu attuata dopo la guerra, sia alla pseudo teoria del ripristino indiscriminato. Per Terragni valeva l’incontro – scontro dialettico tra due qualità: quella insita nelle opere d’arte del passato, e quella derivante dallo slancio inventivo dell’avanguardia” (Zevi, 190).
Così Zevi descrive il progetto di conservazione della Casa Vietti. Dopo una serie di confronti e scontri che coinvolse tutta la città di Como, in merito al ruolo che Casa Vietti potesse assumere nel nuovo Quartiere la Cortesella, e dopo proposte di demolizione del fabbricato opposte a idee di conservazione totale, e il parziale incendio del fabbricato, a Terragni venne affidato il compito, da parte del sovraintendente ai monumenti, di redigere un progetto di restauro della casa (Marcianò, 248).
Per riuscire ad integrare casa Vietti nel nuovo progetto di Piano, Terragni propone di mantenere solo il portico della casa, costruendo attorno una nuova struttura. L’intervento di restauro, durato dal 1939 al 1941, comprendeva il consolidamento delle vecchie mura, la ricostruzione dei solai e delle volte a crociera, il rifacimento delle pavimentazioni e il rinforzo delle colonne (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 603).
In un articolo apparso su “Costruzioni Casabella”, n°182 del febbraio del 1943, si afferma: “Terragni non solo ha conservato e consolidato – d’accordo con la Soprintendenza – la bella fronte quattrocentesca a loggiato della Casa Vietti, ma ne ha studiato con spregiudicata modernità e italiana scioltezza l’inserimento nel nuovo edificio che egli vi costruirà intorno. Ha saputo cioè veramente rispettare l’antico senza mortificarlo in una segregazione stucchevole e falsa ma chiamandolo invece a partecipare come elemento vivo a una composizione viva. II contrappunto ardito fra l’eleganza minuta dei capitelli antichi e le nitide strutture moderne, fra gli archi acuti lievemente profilati dalle sottili ghiere di cotto e le aperture architravate della grande sala sovrapposta, fra la pietra viva dei muri antichi e le ampie superfici vetrate della nuova casa, è destinato a dare un inedito stacco al monumento antico e, reciprocamente, un’insolita nota di nobiltà all’edificio moderno” (Fosso, Mantero, 153; Marcianò, 248).
Il suo inserimento nel nuovo tessuto per il Quartiere Cortesella delineato dal Piano creava non pochi problemi, sia per la sua “piccolezza” sia per la sua arretratezza rispetto al nuovo impianto.
Terragni, che voleva conservare la costruzione gotica storica, propone in un primo momento la costruzione, intorno all’organismo, di un corpo nuovo, preservando interamente il “reperto storico”. Il nuovo salone sede di manifestazioni pubbliche, ingloba il reperto per preservarlo e proteggerlo (Novati, Pezzola, 153-154; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 604).
Solo in un secondo momento, nel 1941, il progetto viene redatto e approfondito nei minimi particolari, fino ad essere un esecutivo, in quanto l’Associazione mutilati di guerra si rese disponibile a finanziare il progetto inserendo li la loro sede. Nel febbraio del 1941 Terragni consegnò in Municipio i disegni che dimostravano l’approfondimento fino ai dettagli esecutivi del progetto.
Ma il 10 giugno 1941 il Comune comunica a Terragni che non è più possibile realizzare il progetto per i costi eccessivi, che l’Associazione non poteva sostenere.
Alla fine della guerra casa Vietti, restaurata appariva un piccolo frammento nella città che faticava a integrarsi con i nuovi cambiamenti, tanto che l’architetto Frigerio ne decise la demolizione (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 606-607).
Scritto redatto sulla base di:
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
NOVATI, Alberto, PEZZOLA, Aurelio, Il mutevole permanere dell’antico: Giuseppe Terragni e gli architetti del Razionalismo Comasco, con testi di TORRICELLI Angelo et al., cura dei testi e bibliografia MONTORFANO Giancarlo, prefazione di PONTIGGIA Elena, Boves: Araba Fenice, 2012
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980