Opera
Il progetto per la Casa del Fascio a Roma viene affidato a Terragni, tramite Umberto Bernasconi per il quale aveva lavorato, dal gruppo rionale fascista Portuense Monteverde.
In assenza di un piano particolareggiato dell’area, interessata dalle modifiche di Piano regolatore, Terragni impostò il progetto di massima sul piano di massima redatto dalle Ferrovie dello Stato per lo scalo merci e la circostante area fino al Tevere.
Gli studi redatti da Terragni erano stati effettuati su una pianta di massima, ma il progetto si estendeva ben oltre l’area che gli era stata suggerita. Infatti, la casa del Fascio romana sarebbe dovuta sorgere tra via Ettore Rolli e viale Re, oggi Viale Trastevere, ma già nel progetto previsto la sala delle riunioni si svincolava dal blocco unitario, occupando un’area al di là di via Rolli, collegandosi all’impianto per mezzo di un ponte aereo (Zevi, 182).
Ad alcune ipotesi avanzate intorno al 1939 suddivise da Ciucci nella sua pubblicazione in disegni sul foglio verso, disegni della prima serie e disegni della seconda serie, fa seguito il progetto del 1940 denominato come disegni finali, probabilmente redatto dopo aver ricevuto il piano particolareggiato dell’area, con il quale comunque presenta delle incongruenze.
Il progetto redatto nell’ottobre – novembre del 1940 viene così descritto: “Il primo è il prospetto ovest, lungo 26 metri e datato Lonigo 21 ottobre, con due scritte: ‘allungabile fino a 30 m’ e ‘ristudiare i rapporti armonici’. Tale prospetto, che sappiamo essere arretrato rispetto a viale del Re e con davanti una ‘piazza’, mostra in primo piano, sulla sinistra, un setto basso, mentre a destra compare una trasparente struttura rettangolare formata da un telaio e da cinque lamelle verticali in cemento armato; in secondo piano un volume sollevato da terra, a cui si accede con una scala posta al centro, in posizione simmetrica; il volume è, per due livelli, in parte vetrato e in parte pieno, tutto pieno all’ultimo livello; dal terzo livello fuoriesce un balcone, l’arengario. La variante con il prospetto ampliato a 30 metri non presenta molti cambiamenti se non una maggiore dilatazione in orizzontale che interessa soprattutto la parte destra (evidentemente vengono ristudiati i rapporti armonici) per cui la scala di accesso non risulta più al centro del prospetto. Il secondo disegno, datato Lonigo 24 ottobre 1940, è il prospetto laterale rivolto a nord. Questo prospetto, lungo 50 metri, presenta, esattamente a metà, una sorta di taglio, come uno slittamento dei volumi, pur nella regolare continuità dei pilastri della struttura: a destra il volume pieno racchiude il secondo e il terzo dei quattro livelli, a sinistra il terzo e il quarto. Lo stesso slittamento lo avevamo già notato nelle sezioni della serie prima. Che questa distinzione sia anche l’individuazione delle due principali funzioni contenute nell’edificio, a suo tempo indicate in una sezione (sul foglio verso della cianografia di casa Giuliani Frigerio) come Fascio e GIL? Pur non potendo dare una risposta precisa a questa domanda, e tenendo conto del fatto che in tutti i disegni su carta millimetrata non troviamo mai l’indicazione delle funzioni contenute nell’edificio, è dal confronto fra questo prospetto laterale del 24 ottobre e gli altri disegni – il prospetto principale, la pianta redatta in data successiva (26 ottobre) e le due sezioni disegnate sul fronte e sui retro di uno stesso foglio (27 ottobre) – che è possibile tentare una lettura complessiva del progetto. In corrispondenza dello slittamento indicato nel fronte laterale notiamo che nella pianta del 26 ottobre compare un segno che altro non è se non il lato in comune di due rettangoli, tracciati con la matita blu a dividere questa pianta in due parti uguali; i due rettangoli non coincidono esattamente con le dimensioni dell’edificio, in quanto tagliano fuori, longitudinalmente, un modulo di due metri da entrambi i lati, sopravanzando invece trasversalmente i lati di l metro e 20: i due rettangoli blu sono rettangoli aurei e riprendono il rettangolo aureo minore indicato negli schemi proporzionali della ‘soluzione B’. Le ipotesi che avanziamo, verificabili attraverso un’attenta lettura dei disegni ma, come si diceva prima, non sorrette da alcuna indicazione di funzioni all’interno della pianta, sono: 1) che i due rettangoli blu non indichino tamponature, ma individuino due parti dell’edificio; 2) che il rettangolo blu di destra racchiuda la pianta dei primo livello, quello di sinistra del secondo, con la stessa struttura ma diversi nelle tamponature, nei ballatoi e nelle scale; 3) che la linea in comune fra i due rettangoli blu sia l’asse di ribaltamento e inversione delle parti, secondo quanto è possibile desumere dal confronto con il prospetto laterale nord e con le due sezioni disegnate sul fronte c sul retro di un foglio millimetrato; 4) che al prospetto laterale nord corrisponda, ribaltato, quello sul fronte opposto (sud) secondo quanto è possibile dedurre osservando le tamponature, gli spazi vuoti, le doppie altezze e i ballatoi in pianta e nelle sezioni. Ulteriore ipotesi è che un rettangolo blu racchiuda la prima fase della costruzione (ingresso e uffici), l’altro la seconda (uffici). A queste due fasi seguirebbe, come terza, quella relativa al ponte e al teatro. La seconda fase sembrerebbe anche prevedere, oltre alla struttura in pianta e in alzato del tutto simile a quella della prima fase ma ribaltata, una variante nel caso non fosse stato possibile occupare l’area oltre la via Rolli: tale variante comporta la presenza del teatro in luogo degli uffici, il taglio del percorso interno e l’eliminazione della struttura a pilastri” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 599-560).
Scritto redatto sulla base di:
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980