Opera
La sedia “Scagno”, progettata da Giuseppe Terragni e di incerta datazione, è stata probabilmente realizzata intorno alla metà degli anni trenta, quando l’architetto stava studiando gli arredi per la Casa del Fascio di Como.
La sua produzione in serie limitata venne avviata nel 1972: in poco tempo, e con un eco postumo alla sua progettazione, la sedia divenne un vero e proprio oggetto di arredo e di design “classico”, pur mostrando, dai pochi disegni di Terragni, delle sottili differenze tra la realizzazione e il progetto (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 474). Diverse sono le soluzioni che si sono susseguite, in una continua ricerca da parte dell’architetto, di forme pure, astratte e ben definite.
Nella descrizione offerta dalla pubblicazione di Ciucci è possibile leggere: “Essenziale al suo disegno è l’impiego non già del tubo, bensì del nastro di metallo cromato a esiguo spessore (pensando probabilmente all’acciaio): quello stesso nastro di cui Mies aveva dimostrato le opportunità nelle poltrone del padiglione di Barcellona del 1929 e che, ‘per sua natura’, esigeva altri tracciati rispetto alle torsioni e ai raccordi fluenti del tubolare. La sezione rettangolare e la sua ‘piena consistenza’ richiedono infatti lavorazioni diverse e comunque più costose, si oppongono all’avvicendarsi di curve e al ricorrere di piegature a corto raggio, mentre le sue stesse ‘sembianze’, più perentorie e meno possibilistiche del cilindro, non si addicono ai percorsi avvolgenti, configurandosi più come flessioni di tratti geometrici che come curvature continue. È vero per la ‘Scagno’ e il suo scattante schienale che nasce sia dall’esplorazione nelle caratteristiche del materiale, sia dalla ricerca di nuove figuratività per l’oggetto-sedia. Sappiamo del resto come ai sedili metallici di Terragni, sedie e poltrone per la Casa del Fascio in primis, fosse sottesa la volontà di vagliare ulteriori strade rispetto alle molteplici soluzioni esistenti per approdare a disegni contraddistinti da una forte volontà di caratterizzazione. La sedia “Scagno” non è estranea a questo processo e si delinea da una sorta di doppia genesi partendo si dal metallo, ma anche dalla predilezione di una forma determinata” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 474). La forma appare netta e ben definita nello schienale a forma di semicerchio.
Ada Francesca Marcianò, nella sua pubblicazione scrive: “Terragni elabora sedie sempre diverse, concentrandosi ‘sulla ricerca del giusto grado di elasticità conseguibile attraverso la curvatura dei supporti dello schienale e del sedile’, con l’obiettivo preciso però ‘di conferire all’oggetto una propria singolarità irripetibile’ (R. Crespi). I suoi possono, quindi, essere definiti come pregevolissimi esemplari dalla vocazione industriale, perché comfort e funzionalità non vengono quasi mai disgiunti dall’estetica del pezzo unico. Nel complesso dei sedili a struttura metallica studiati dall’architetto si rintracciano moltissime soluzioni, in parte ancora da esplorare; ipotesi, tutte
parimenti suggestive, di corpose “impaginazioni” plastiche che indettano inediti paesaggi domestici” (Marcianò, 166).
Scritto redatto sulla base di:
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987