Opera
Anche gli studi per edifici a gradoni sono realizzati da Terragni in occasione della ristrutturazione del quartiere Cortesella a Como. Per Ada Francesca Marcianò gli schizzi rappresentano “uno scatto innovativo e poetico che trasforma le facciate in sovrapposizione in una cascata digradante di corpi variamente trattati per postulare un vertiginoso panorama contemporaneo” (Marcianò, 241).
“La casa si forma ora attorno ad un telaio, ad una ossatura leggerissima che si costruisce prima a tavolino e poi in cantiere. Ogni sforzo, ogni peso è già calcolato prima ancora che lo sterratore scavi il terreno per le fondamenta, che il carpentiere prepari i cassoni per le colate di calcestruzzo, che il fabbro pieghi i ferri per l’armatura. Sovvertimento quindi di valori anche in questo campo: non capiterà più che il progettista abbia ad abdicare a qualche particolare della sua creazione per necessità costruttive… Egli si trova ora dinnanzi una materia duttile dalle grandi, imprevedute possibilità, che lo seconda in tutte le sue audacie. Egli si trova veramente padrone della propria opera”. Così il progetto e Terragni stesso vengono descritti dal fratello Attilio in un testo riportato nella pubblicazione di Bruno Zevi (Zevi, 180; Marcianò, 266).
La casa a gradoni doveva prospettare sulla piazza del Duomo “Nei disegni preparatori erano indagate le diverse capacità combinatorie dell’elemento gradonato, come, per esempio, quella di provare l’abbinamento in serie di due case gradonate per ottenere un fronte della lunghezza dell’intero primo lotto, che era di circa 90 metri. In altre soluzioni le parti gradonate, divise da un elemento murario rettilineo, costruivano lotti regolati sulla dimensione del rettangolo aureo. In quest’ultima impostazione le parti gradonate erano sfalsate in pianta con la formazione di giardini su entrambi i lati longitudinali. In ogni disegno per la casa a gradoni vi era una ricerca costante nella netta separazione dei due elementi che costituiscono il progetto: l’elemento rettilineo verticale, dove presumibilmente erano previsti i collegamenti fra i vari piani dell’edificio e l’elemento gradonato che mutava nelle diverse soluzioni per il numero degli arretramenti e per la possibilità di arretramenti o avanzamenti sui due fronti contrapposti dell’edificio” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 526).
Gli studi di Terragni non vennero mai approfonditi in quanto la Commissione consultiva, che il Municipio di Como aveva istituito per progettare il piano di ricostruzione del Quartiere Cortesella, affidò l’incarico di redigere i disegni all’ufficio Tecnico del Comune (disegni basati idealmente su quelli di Terragni ma completamente stravolti) escludendo completamente l’architetto (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 527).
Successivamente alla progettazione della casa a gradoni Terragni redige, sottoforma di schizzi, il complesso di volumi a stecca e gradoni per il lato ovest di piazza Perretta a Como, nel centro cittadino, descritto così dalla Marcianò: “Un unico, vasto organismo prelude alla macrostruttura della Cortesella, diramandosi, nel dominio dell’orizzontale, in un basso edificio a nastro sollevato su pilotis, da cui si inerpicano fino ad una aerea lastra – passerella tre strutture composite, sagomate sui due fronti. Un atto di rottura con il preesistente cosciente e documentato, che si rapporta alla tendenza evolutiva urbana proponendo diagrammi di esplicite tensioni semantiche in simultanea coesistenza. Un’opzione modernissima per una città dove i segni della storia si esplicitano nell’incontro – scontro tra l’architettura del passato e quella autenticamente contemporanea” (Marcianò, 242).
Scritto redatto sulla base di:
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980