Opera
Uno degli ultimi progetti elaborati da Cattaneo fu per l’imprenditore Adriano Olivetti, presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Ivrea, che nel 1942 commissionò all’architetto un complesso di alberghi polifunzionali.
La figura dell’imprenditore Olivetti è già conosciuta, in quanto nel decennio precedente collaborò con diversi architetti contemporanei a Cattaneo per la realizzazione della sua impresa ad Ivrea, manifestandosi da subito disponibile alla promozione dell’attività architettonica moderna.
L’imprenditore chiedeva a Cattaneo la realizzazione di alcuni studi per vari tipi di alberghi, “nel quadro della ricettività della città industriale destinati ad ospiti di passaggio, ma dotati di attrezzature utilizzabili anche dai residenti. Sale da ricevimento, ristoranti, spazi per il tempo libero, alloggi per i visitatori venivano quindi organizzati in architetture spettacolari dove i piani bassi erano totalmente o parzialmente costruiti su alti pilotis, una parte mediana era generalmente risolta come piano libero, i piani terminali si sviluppavano con maglie fitte e regolari culminando in tetti piani, attrezzati ad appartamenti – giardino e protetti da una copertura ‘ad ala di cappello’ fortemente aggettante. […] Una grande ed espressiva macchina architettonica al di fuori di ogni convenzionalità […]” (Selvafolta, 32; Fiocchetto 48-49, 141).
Anche sul sito dell’Archivio Cattaneo viene riportata una breve descrizione estrapolata dalla pubblicazione di un articolo di Silvia Danesi, Cesare Cattaneo. Neoplatonismo nell’architettura razionale del gruppo Como: “Su commissione dell’Azienda autonoma di turismo di Ivrea di cui era presidente Adriano Olivetti, egli progettò un complesso di alberghi polifunzionali che avrebbero dovuto dare ospitalità alle persone di passaggio ed essere luogo di alloggio o di ritrovo per i residenti. I disegni non vennero approvati e in una lettera di Bruno Nicolais (si ritiene che la lettera in questione, senza data e firmata Nicolais, sia da attribuire a Rocco Nicolais piuttosto che a Bruno Nicolais) è data la spiegazione del rifiuto di Adriano Olivetti. Il loro fascino maggiore è nella qualità del disegno e nello scatto compiuto per rivolgersi a una architettura nuova, attraverso la ricerca di diversi equilibri statici (vedi il tipo F cui accenna, in un corpo laterale, la forma della tribuna Lenin ovvero del grattacielo per uffici di El Lissitzkij e vedi anche l’elemento sferico del tipo C). Un accentuato ritmo ascensionale, ottenuto con l’evidenziazione delle strutture verticali portanti, il forte aggetto delle coperture, i grossi pilastri della parte inferiore fanno di questi alberghi a torre un episodio difforme dalla produzione loro contemporanea e proiettato piuttosto verso le ricerche del dopoguerra” (Danesi, Lotus, 16; Archivio Cattaneo, sito online).
Le tipologie adottate da Cattaneo per sviluppare il concetto moderno di “residence”, nelle diverse soluzioni proposte, erano quelle della torre, con struttura portante verticale indipendente a traliccio in cui le cellule abitative potevano agganciarsi con numerose soluzioni, ed erano previste coperture a forte sporgenza, segnali di un nuovo linguaggio rivoluzionario (Fiocchetto, 49, 141).
All’interno della pubblicazione di Rosanna Fiocchetto, vengono descritte le diverse soluzioni progettate da Cattaneo. “Nel tipo A, l’albergo planimetricamente più in alto [tutti posti su un lotto collinare], e quindi più vicino alla città, è destinato al soggiorno, con 70 camere e 2 appartamenti con giardino pensile sotto la copertura; mentre quello di transito è tangente alla strada della Val d’Aosta, costituito da 49 camere con due bagni per piano e da un caffè – ristorante al piano terreno, accanto alla sala – feste comune ai due blocchi. Il tipo B consta invece di un albergo nella zona alta, con 120 camere (di cui la metà con bagno individuale) e caffè estivo sul terrazzo; nella zona bassa, il ristorante – caffè è servito da ampi parcheggi, da una agenzia turistica e da negozi. Un’ulteriore variante (C) prevede l’aggiunta di un “ristorante a sfera”. Nel tipo D, dislocato nella zona alta, la dimensione della torre è più accentuata: comprende 100 camere, 4 appartamenti, 2 ristoranti su piani diversi; nel seminterrato sono concentrate le ‘attività per il forestiero’ (albergo diurno). La zona alta del lotto ospita invece un complesso edilizio a sviluppo orizzontale che dirama nel verde con sale per spettacoli e concerti, biblioteca, museo ed altre attrezzature godibili da parte dei cittadini. Il tipo E assegna all’albergo di transito uno sviluppo verticale. Mentre la metà inferiore della torre è riservata alla sale comuni, ed è indipendente nei servizi e nei collegamenti, la metà superiore comprende 80 camere con bagno, collegate verticalmente a due a due per piano con 4 ascensori e scale, eliminando così i corridoi. All’opposto, l’albergo di soggiorno è il ribaltamento sul piano orizzontale dell’albergo di transito’, con 32 stanze dotate di un proprio giardino; ‘perciò la sola visuale è verticale, verso il cielo, di carattere contemplativo’. Il corpo del ristorante, piccolo gioiello strutturale in sé, è staccato dagli alberghi e ubicato al livello della strada. Nella versione I D E, Cattaneo si spinge fino ad immaginare un grattacielo polifunzionale sospeso su robusti pilastri, la cui massa trasparente, in basso, viene svuotata attorno al cilindro delle comunicazione verticali, liberando i piani intermedi con un effetto totalmente panoramico (Fiocchetto, 141).
Nella lettera inviata da Nicolais a Cattaneo, dove vengono spiegate le ragioni per le quali il progetto non può essere realizzato, si legge: “La strada battuta da te, non penso risponda dal punto di vista estetico ai desideri dell’ingegnere, e non si è riusciti a convincerlo ad abbandonare schemi e tipi a lui cari. Quindi unica soluzione è quella di rifarsi a formule note abbandonando concetti originali… Mi è spiaciuto perché immagino che questo possa averti amareggiato, ma ho l’impressione che anche tu saprai accettare certe situazioni con la dovuta elasticità. Sono sicuro che riuscirai in definitiva a portare in porto qualcosa di buono che soddisfi te anzitutto e noi poi” cosa che Cattaneo non ebbe il tempo di fare prima della sua morte (Fiocchetto, 49).
Scritto redatto sulla base di:
www.cesarecattaneo.it
DANESI, Silvia, Cesare Cattaneo: Neoplatonismo nell’architettura razionale del Gruppo di Como, in Lotus international, 16 (1977): 89-121 (Testo anche in inglese, Cesare Cattaneo: The Como Group: Neoplatonism and rational architecture)
SELVAFOLTA, Ornella, CATTANEO, Damiano, Cesare Cattaneo. Le prefigurazioni plastiche, Como, 1989