Opera
Anche il design rappresenta per Terragni un campo di sperimentazione che lo vede, negli anni Trenta a più riprese, cimentarsi sia sull’allestimento di spazi interni quali ad esempio il Salone della Sartoria Moderna o il Negozio Vitrum, sia su singoli oggetti di arredo.
I temi sono svariati e vendono l’avvicinarsi dell’architettura moderna all’idea di sviluppo di sistemi di arredo standardizzati e prodotti in serie.
Il luogo dove gli architetti potevano esporre i loro prototipi era la Galleria Il Milione a Milano, dove anche Figini e Pollini, tra il 1932 e il 1933 esponevano ‘Uno studio trasformabile per un professionista’, con scrivania a elementi normalizzati, diversamente aggregabili e provvista di cassetti modulari.
I diversi disegni per scrivanie non sono datati ma appartengono sicuramente a questo periodo, in quanto Terragni è impegnato nei suoi progetti alla realizzazione anche di arredi, che diventano un tutt’uno con l’architettura, come nella Casa del Fascio, simboli di modernità (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 367).
Il mobile – scrivania per uffici si presta meglio di altri alle diverse soluzioni compositive e espressive sperimentate, in quanto presenta articolazioni volumetriche, scansione di piani, trattamento di superfici e organizzazione di spazi che richiamano anche lavori che Terragni realizza su architetture.
I disegni ritrovati per lo studio di scrivanie presentano due tipologie diverse, che Ciucci descrive così: “Restando comunque nel campo dei progetti in questione è possibile individuare ‘due famiglie’ di mobili cui corrispondo due diverse concezioni di disegno: la prima si riferisce essenzialmente a un’idea ‘ tradizionale’ di scrivania contrassegnata da un impianto tripartito e compatto con graduale evidenziarsi dei suoi elementi costitutivi; la seconda denota invece una spiccata ricerca nella scomposizione tra struttura e pezzi portati, negli slittamenti asimmetrici, nell’estrusione dei volumi e nella dilatazione spaziale. Sono queste le scrivanie che hanno suggerito le più strette parentele con l’architettura innescando suggestivi raffronti, per esempio, con gli studi per Villa Bianca a Seveso, come per la Biblioteca cantonale di Lugano, ma anche avvicinandoli, e a volte rendendone ardua la distinzione, ai mobili della Casa del Fascio” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 368). I primi mobili probabilmente sono realizzate dopo il 1929, in quanto sembrano riferirsi ai mobili che Terragni progetta per il Novocomum, mentre la “serie”, sono mobili successivi e denotano una semplificazione e alleggerimento dei volumi. La seconda famiglia di mobili lavora invece sulla divisione dell’organizzazione di piani e volumi, sottolineando un’asimmetria che caratterizza le opere più tarde di Terragni (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 369).
Scritto redatto interamente sulla base di:
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996