MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

LAMPADA SOSPESA PER TAVOLO DA DISEGNO NELLO STUDIO DI GIUSEPPE TERRAGNI

Giuseppe Terragni

Opera

Il progetto di una lampada sospesa per tavolo da disegno per lo studio di Terragni fa parte di un gruppo di progetti di arredo che rispecchiano lo spirito del tempo e l’azione che il movimento Razionalista ha nel campo delle arti, intese come pittura, scultura, arredo, design e architettura.
Giorgio Ciucci, nella pubblicazione Giuseppe Terragni (1996), scrive: “Un’unica fotografia, il ‘lacerto’ di una piccola carrucola e i quattro sostegni verticali rimasti ancorati al soffitto dello studio di Terragni attestano che il suo tavolo da disegno era illuminato da una singolare lampada a traliccio metallico, sospesa a un braccio articolato movibile a contrappeso, e scorrevole, spostabile lungo un binario ad arco parabolico. Il progetto è dello stesso Terragni, ma di datazione incerta, risalente con ogni probabilità ai primi anni trenta. Di dimensioni considerevoli (la corda dell’arco misura 2,69 metri) e realizzata con parti metalliche in ottone, la lampada ‘abbraccia’ l’intera superficie di lavoro e sembra confermare certe predilezioni dell’architetto per quei meccanismi connessi al movimento che consentiranno, per esempio, alle lavagne dell’asilo Sant’Elia di scorrere a saliscendi mediante un sistema di contrappesi come, per restare nell’ambito dell’arredo (si veda nei progetti per Bernasconi) ai tavolini “toeletta” o da gioco di accorciarsi scorrendo entro guide metalliche, di aprirsi facendo scattare le molle, di piegarsi in ridottissimi oggetti. […] L’innegabile suggestione estetica che ne risulta è stata unanimemente associata ai Mobiles di Alexander Calder per certe assonanze formali con i bracci ‘volatili’ delle sue sculture, ma non è forse estranea alle esplorazioni sull’equilibrio che, negli stessi anni in cui Terragni operava, artisti a lui vicini andavano compiendo nell’ambito dell’astrattismo e della Galleria del Milione: basti pensare a Bruno Munari, alla sua prima Macchina aerea (1930) e alle successive Macchine inutili (dal 1933) quali ‘bilance ironiche […] metafore di strumenti’, o anche all’indagine ‘sottile e visionaria di parabole, ellissi, traiettorie’ di Luigi Veronesi (E. Pontiggia, Il Milione e l’astrattismo 1932-1938, catalogo della mostra, Milano 1988, pp. 27, 37). Ma qualunque fosse la matrice estetica del progetto, questo sembra piuttosto generarsi dal desiderio di risolvere un problema con originalità e una punta di divertimento, così come in fondo rivela quell’unica fotografia: inquadratura non casuale ove il gioco dinamico del traliccio, dei fili, del contrappeso e del diffusore, risultano accentuati e complicati dalle ombre portate, mentre la traiettoria della parabola si bilancia con la linea diritta del tecnigrafo, a sua volta ‘tavolo meccanico’ e pensato per il movimento” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 366).

Scritto interamente riportato dalla pubblicazione:

CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996

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