MUSEO VIRTUALE ASTRATTISMO E ARCHITETTURA RAZIONALISTA COMO

CASA IN CONDOMINIO DI 60 LOCALI PER ABITAZIONE E STUDIO DELL’ARCHITETTO

Pietro Lingeri (con A. Pini)

Opera

Nell’agosto del 1943, durante il periodo della guerra, un’incursione aerea distrugge l’appartamento e lo studio di Lingeri a Milano, in Corso Vittorio Emanuele e l’architetto si trasferisce per un breve periodo a Como occupando, su invito di Attilio Terragni, la casa e lo studio del fratello Giuseppe che si trovava al fronte. Lingeri non chiude i rapporti con Milano, ma progetta il suo rientro definitivo in un locale messogli a disposizione dall’industriale Carlo Frua De Angeli, in via Telesio 18.
Tra i diversi edifici bombardati dalla guerra in centro Milano vi è anche il caseggiato di via Sacchi 12 che, nel 1947, Lingeri e l’Ing. Pini acquistano dalla famiglia Alfieri con l’intenzione di ricostruirlo e insediarvi la sede dello studio e per quanto riguarda Lingeri, anche la propria abitazione.
“Una prima proposta […] riprende quasi fedelmente l’impianto dell’edificio primitivo […] rispetto al quale è introdotta solo qualche ‘razionalizzazione’ distributiva, visibile nella creazione di ambienti più ampi e regolari: rimangono due gli appartamenti distribuiti su ciascuno dei quattro piani e serviti da un unico corpo scale che il progetto mantiene nella stessa posizione d’angolo, in modo da consentire lo sfruttamento dell’intero lotto di forma irregolare, simile a una Z con braccio più lungo su via Sacchi. Quest’ipotesi non rimane però che un esercizio estemporaneo nell’impossibilità, dettata dalle nuove norme urbanistiche, di tornare a edificare tutta l’area disponibile. L’arretramento del quarto piano dal filo di fabbrica e l’ampliamento del cortile retrostante non erano più condizioni sufficienti a soddisfare i programmi del piano di ricostruzione e del nuovo strumento regolatore che miravano a ridisegnare completamente la zona tra le vie Sacchi, Landolfo e Ponte Vetero con l’ap-plicazione di nuovi vincoli […]” (Baglione, Susani, 314).
Tra i vincoli imposti, la creazione di un grande spazio aperto interno all’isolato e comune a tutti i caseggiati e il limite allo sfruttamento dell’area a causa del previsto allargamento della via, che dagli esistenti 9,5 m avrebbe dovuto raggiungere i 15 m.
Nel giugno del 1947 Lingeri presenta così il progetto definitivo e rivisto secondo le norme imposte. L’edificio, prima esteso su un’area di 380 mq, si presenta nella nuova soluzione esteso su 240 mq e presenta altri 200 mq destinati al cortile e all’ampliamento della strada. La riduzione dell’estensione planimetrica però è contrastata dall’aumento del volume, concessa dall’allargamento della strada.
“Il nuovo edificio comprende un piano terreno rialzato, che permette un seminterrato parzialmente abitabile, più altri sei livelli. Di questi il quinto è considerato, ai fini del regolamento edilizio, un sopralzo e quindi costruito in arretrato rispetto al filo dell’edificio a formare sul fronte un’ampia terrazza profonda due metri; il sesto è invece ricavato nel sottotetto. Il vano scala con ascensore distribuisce due appartamenti per piano che diventano tre al piano rialzato con l’abitazione del portiere. Casa Lingeri occupa parte della sopraelevazione, mentre entrambi gli alloggi in soffitta ospitano gli studi dei progettisti” (Baglione, Susani, 314).
Una volta presentato il progetto in Comune, prende avvio il cantiere finanziato dagli industriali De Angeli Frua e dai fratelli Locati, che acquisiranno parte degli immobili e che successivivamente diverranno committenti di Lingeri. Grazie a questo cantiere Lingeri conoscerà l’impresario Modesto Giorgetti, uno dei suoi committenti più importanti, proprietario del lotto d’angolo tra via Sacchi e via Landolfo.
“Il completamento dell’edificio, abitato dal settembre 1949, non esaurisce comunque la vicenda amministrativa che permane in uno stato di continua provvisorietà fino a tempi recentissimi, condizionata da una prassi edilizia e urbanistica in continuo assestamento: la variante generale del 1963 che abolirà definitivamente l’ipotesi di allargamento di via Sacchi riaprirà in proposito vecchie controversie […]. Progettazione e realizzazione procedono congiuntamente alla definizione del piano generale per la sistemazione dell’isolato al quale però l’intervento mostra di adeguarsi più nelle scelte formali che nel rispetto degli obblighi planivolumetrici, puntualmente disattesi. L’idea di rendere abitabile l’ultimo piano – nelle pratiche indicato genericamente come sottotetto – comporta un illecito aumento di volume che il Comune permetterà comunque di mantenere […] La composizione asimmetrica, che doveva dichiarare l’edificio parte di un insieme, ne fa oggi il frammento di un discorso incompiuto di cui resta memoria anche nel piccolo stabile sul retro del condominio che, condannato alla demolizione in vista della comunione dei cortili, rimane invece l’unico ricordo della primitiva condizione prebellica […]” (Baglione, Susani, 314-316).

Scritto redatto interamente sulla base di:

BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004

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