Opera
Il Monumento ai Caduti di Ossuccio, realizzato da Lingeri nel 1924 dopo aver vinto il relativo concorso, si inserisce nella piazza di Ossuccio, tra la Chiesa Parrocchiale dei Santi Eufemia e Vincenzo e l’ex Battistero romanico, oggi non più utilizzato poichè la funzione viene assolta all’interno della Basilica (Baglione, Susani, 158; Novati, Pezzola, 52-53).
Esso è costituito da un’esedra affacciata su “piazza di campagna”, figura che rimanda al Nymphaion di Erode Attico di Olimpia, esempio romanico di ninfeo.
“Il progetto […] dialoga col sito mediante un’architettura di ‘metafisica’ presenza, composta da un’esedra capace di creare un raffinato gioco di concavità e convessità con l’abside della chiesa. Accanto all’esedra si apre l’ingresso al cimitero. Alle spalle incombono le montagne, che si intravedono dagli oculi laterali del monumento. In questo dialogo con il luogo la classicità dell’architettura è sottolineata dalla scelta di ampie campiture monocrome interrotte da sottili cornici che scandiscono il ritmo dei piani, tra nicchie vuote e targhe commemorative. Al centro, sull’alto basamento, la statua bronzea protesa in avanti in un trattenuto dinamismo” (Baglione, Susani, 158).
“Lingeri pensa anche alla sistemazione della piazza proponendo, in asse con il centro del monumento, una scalinata che si raccorda con un camminamento atto a risolvere il dislivello dovuto alla pendenza della strada. La statua fu rimossa nel 1943 […] mentre la sistemazione della piazza non venne realizzata secondo questo progetto” (Baglione, Susani, 158).
Attorno all’abside quadrata della Basilica si formano così tre elementi che definiscono la scena urbana: la collina “sacra”, il viale del cimitero denominato Sacro Monte della Beata Vergine e la nuova esedra monumentale. Troviamo un’analoga “teatralità urbana” di costruzione dello spazio nel Teatro Olimpico realizzato da Palladio a Vicenza: le tre vedute create dall’inserimento del monumento nella piazza indirizzano l’occhio sia verso il paesaggio che verso il monumento/esedra, al cui centro è posta una statua bronzea (Novati, Pezzola, 52-53).
Nell’opera, realizzata per la famiglia Meier, si riconosce l’impronta tardo eclettica, derivata a Lingeri probabilmente dalla sua formazione accademica.
Scritto redatto sulla base di:
BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004
NOVATI, Alberto, PEZZOLA, Aurelio, Il mutevole permanere dell’antico: Giuseppe Terragni e gli architetti del Razionalismo Comasco, con testi di TORRICELLI Angelo et al., cura dei testi e biblio-grafia MONTORFANO Giancarlo, prefazione di PONTIGGIA Elena, Boves: Araba Fenice, 2012