Opera
Nel 1937 Terragni con il gruppo di Carminati, Lingeri, Saliva, Vietti con i pittori Nizzoli e Sironi, furono invitati a partecipare al Concorso di secondo grado per la realizzazione del Palazzo Littorio a Roma. L’area su cui il progetto doveva svilupparsi era nuova, a forma trapezoidale, posta tra Piazza Raudusculana (oggi Piazza Albania), viale Aventino e viale Porta San Paolo (oggi viale Piramide Cestia) (Rassegna 11, 68; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 515).
Ancora una volta, nel concorso, si assiste alla battaglia tra classicismo e modernità, che anche in questo caso vede eliminare progetti moderni e del tutto coerenti con l’idea di una nuova modernità espressa dal bando di concorso.
Il bando infatti prevedeva l’inserimento di un edificio che avesse la facciata principale in direzione del Colosseo con il quale doveva istaurare un rapporto visivo, abbandonava l’idea che all’interno del complesso fosse situata la sala delle esposizioni, probabilmente inserita all’interno di Villa Giulia, che il preventivo non avrebbe dovuto eccede 72.000.000 di lire e che fosse stata realizzata una costruzione moderna.
” L’edificio doveva esser realizzato come una “costruzione moderna”, con uffici per il PNF e altri servizi pubblici, una torre littoria con un sacrario al suo interno e una seconda torre che avrebbe dovuto collegare tutti i piani a un rifugio segreto per i membri del partito e per la conservazione di importanti documenti (la maggior parte dei concorrenti nascose questa torre in una corte interna o nel corpo dell’edificio), una scuola di formazione politica, una palestra coperta, tre grandi sale di riunione, e un’autorimessa” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 516).
Il gruppo di Terragni, che aveva già partecipato al concorso di primo grado nel 1934 con due progetti denominati A e B, aveva questa volta deciso di partecipare con un unico progetto, in quanto il bando stabiliva che ogni gruppo potesse presentare un solo progetto senza varianti.
Il concorso venne avviato il 10 aprile del 1937 e doveva concludersi il 15 luglio dello stesso anno; nell’agosto le proposte giunte vennero giudicate da una Commissione nominata rappresentate delle “tre età dell’uomo”: l’antica, rappresentata da Giovannoni, la media, rappresentata da Muzio e la nuova, rappresentata da Aschieri (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 517).
La maggior parte dei progetti presentati seguiva alla lettera le richieste de bando, conferendo ai disegni di progetto simmetria e massività, cosa che non venne assolutamente attuata da Terragni: il suo progetto si presentava come un’insieme di elementi in relazione, alcuni alti e vetrati e altri bassi a circondare quelli alti e a definire la corte di ingresso d’onore, così come voluta dal bando.
Il progetto di Concorso di secondo grado per il Palazzo del Littorio a Roma non è più quindi collocato lungo la via dell’Impero, ma si stanzia su un’area triangolare, in fondo a via dei Trionfi. Sulla piazza un gruppo di edifici prospicienti (Torre Littoria, Sacrario dei Caduti, Arengario e Corto d’onore) definiscono il blocco volumetrico mediante uno schema simmetrico; il fondale è costituito da una lastra, sede del direttorio nazionale, connessa a parallelepipedi che chiudono il complesso su via Marmorata, mediante corpi bassi e a gradoni (Zevi, 142).
“Dal punto di vista tipologico” il progetto “è costruito da tre corpi lamellari paralleli di 10 piani, interamente vetrati e contenenti gli uffici, raccordati al suolo da una spina di corpi bassi con gli uffici del Direttorio Nazionale, le grandi sale e gli ambienti rappresentativi. Viene evitato deliberatamente ogni schema di occupazione del suolo che tenda a configurare una corte. L’organizzazione del palazzo è fortemente simmetrica. Verso la piazza, la Torre Littoria, in parte rivestita in porfido e in parte in vetro e acciaio, riprende per altezza e trasparenza le lamelle degli uffici” (Rassegna 11, 68; Marcianò, 143).
A differenza di tutti gli altri progetti presentati, il progetto del gruppo comasco – milanese era completamente concepito in vetro, in contrasto con gli edifici in mattoni e pietre romani, sia per aderire a quella idea di modernità mossa dal bando stesso, sia per rappresentare ancora un volta la trasparenza del governo fascista (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 517). L’obiettivo era quello di far emergere il tema “dell’ufficio perfetto”, efficiente e tecnologicamente avanzato (Rassegna 11, 68).
Nella relazione di concorso il progetto viene descritto come un forma chiusa ed elementare che aderisce planimetricamente alla forma trapezoidale dell’area, e definisce un equilibrio di base che travalica anche la forma stessa dell’area. Gli edifici sono raggruppati seguendo sia leggi e metodi di composizione plastica, ma soprattutto in base alle necessità che tali blocchi rivelino con immediatezza la gerarchia di valori e di funzioni in essi contenuti (Fosso, Mantero, 134).
Anche la Marcianò descrive il progetto: “L’impianto presenta, così, un asse di simmetria, fortunatamente azzerato dalle vistose differenze nell’organizzazione dei fianchi, veramente notevoli per la molteplicità e la complessità degli elementi inseriti, e dalla fitta rete delle percorrenze e delle connessioni fra i vari corpi di fabbrica. Doppie pareti di cristallo involucrano, infine, persino la stele verticale, stemperandone il dogma autoritario” (Marcianò, 143).
Successivamente alla presentazione, il progetto insieme ad altri, venne eliminato perché difettava in alcuni dati e soluzioni attuate, così da non poter essere considerato tra i progetti vincitori; altri progetti furono scartati a causa del loro costo eccessivo. Il progetto vincitore,del gruppo Del Debbio, Foschini e Morpurgo fu lodato sia per la sua modernità intrinseca sia per il fatto che manteneva il carattere del classico palazzo italiano.
La vicenda del concorso per il Palazzo Littorio, che aveva così decretato un gruppo vincitore per la realizzazione dell’area del palazzo,non era ancora terminata. Come riportato nella pubblicazione di Ciucci, “La vicenda del Palazzo del littorio ebbe un terzo tempo: poco dopo la fine del concorso, venne scelta una nuova ubicazione, nel foro Mussolini, vicino alla palestra per i giovani fascisti. La costruzione iniziò nel 1938 ma nel 1943 venne interrotta a causa della guerra. Inoltre, nel 1940 era stato deciso che l’edificio avrebbe ospitato il nuovo ministero degli Esteri (e tale è rimasto). Infine, nel 1942 si pensò che la posizione più appropriata a un Palazzo del littorio sarebbe dovuta essere nell’area dell’EUR. La costruzione del ministero degli Esteri fu completata nel 1959. Il sito del concorso del 1937 rimase vuoto. Tuttavia, un avamposto governativo nel punto di giunzione tra i quartieri Testaccio, Santa Saba e Aventino venne realizzato con la ristrutturazione degli spazi all’interno di porta San Paolo per accogliere la nuova Casa del fascio rionale” (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 518).
Scritto redatto sulla base di:
BAGLIONE, C., SUSANI, E. (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, con scritti di Avon Annalisa et. al., Milano: Electa, 2004
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980
Pietro Lingeri, 1894-1968: la figura e l’opera: atti della Giornata di studio: Triennale di Milano, lunedì 28 novembre 1994, Milano: Arti grafiche G.M.C., 2005
Rassegna, IV, n°11, settembre 1982