Opera
La Villa del floricultore è la villa che Terragni realizza per Amedeo Bianchi a Rebbio, nel 1936-1937. Dai disegni assonometrici che ci sono pervenuti emerge come Terragni abbia raggiunto un obiettivo molto importante nella ricerca dell’architettura moderna (già sperimentata e messa a punto nella villa sul lago), la smaterializzazione e l’annullamento della scatola volumetrica, sopratutto negli angoli: le pareti ridotte a lastre vengono giustapposte a comporre la scatola. “Il dietro della facciata” si smaterializza, creando occasioni di ricca profondità, episodi differenziati e presenze asimmetriche (Zevi, 128; Marcianò, 171).
Nella realizzazione dell’intero progetto tre sono le principali modifiche cui Terragni dovrà rinunciare a favore della committenza: in una prima soluzione dell’estate del 1935 l’architetto deve rinunciare alla proposta di villa unifamiliare con tetto giardino, eseguita secondo i principi enunciati da Le Corbusier e da Mies Van der Rohe; in un successivo momento riduce le logge a semplici terrazzi, aggiungendo un appartamento, come richiesto dal committente, al piano terra; infine il progetto adottato vedrà la riduzione della volumetria ad un unico alloggio (Coppa, 60; Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 478).
Nonostante alcune limitazione da parte del committente, Terragni non smentisce gli assunti iniziali: “con un gioco di rettangoli scorrevoli ed elastici e con gli aggetti distanziati dai muri, che modificano il significato delle pareti, riorganizza blocchi atmosferici, e non volumetrici, sospesi su pilotis, comunque inediti, dai quali fa esplodere l’energica scalinata sbilanciata su un lato” (Marcianò, 171).
Secondo la descrizione fornita da Cavadini e ripresa poi da Coppa: “L’edificio si caratterizza per la forma prismatica che viene, in più modi, liberata dalla gravità. Gli elementi più significativi della costruzione sono il vuoto che domina sul pieno al piano terreno, i pilotis che staccano la struttura da terra, la scala che con una fascia continua porta in crescendo al primo piano (espressivamente rafforzata dalla linea scalata dei gradini), le finestre a nastro asimmetriche su uno dei fianchi, la grande cornice che, estesa a tutto un prospetto, inquadra il balcone del secondo piano. Sono frammenti di un linguaggio che riassume esiti precedenti e nel contempo preannuncia ipotesi nuove, confermate nella contemporanea Villa Bianca di Severo. La negazione della simmetria porta a risultati originali, che spingono l’osservatore a un esame ripetuto dei singoli fronti, diversamente articolati e in piacevole successione” (Cavadini, 90; Coppa, 61).
Come riportato da Fosso e da Mantero, in un articolo (dal tono un po’ polemico ma oggi sicuramente testimonianza delle grandezza delle opere di Terragni), apparso in Architettura del
settembre – ottobre 1941, Marcello Piacentini afferma che i prospetti della casa suscitano analogie con le villette dell’olandese Rietveld e di Rymond (Fosso, Mantero, 128; Marcianò, 171).
A lavori ultimati, senza rendere conto all’architetto, il signor Bianchi fece chiudere con dei tamponamenti il piano terra loggiato e il piano semi-interrato, per guadagnare altre due zone abitabili, non realizzate precedentemente a causa dei costi troppo elevati, rendendo difficile oggi la lettura dell’impianto originale (Ciucci, Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, 480-481).
Successivamente Terragni, sulla stessa impronta, realizzerà un versione a due appartamenti del progetto per il Signor Bianchi, ma questa non verrà realizzata, avendo sviluppi futuri nello Studio della Villa per Portofino (Marcianò, 171).
Scritto redatto sulla base di:
CAVADINI, Luigi, Architettura Razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, 2004
CIUCCI, Giorgio (a cura di), Giuseppe Terragni: opera completa, (con Triennale di Milano, Centro studi G. Terragni, Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio), Milano: Electa, 1996
COPPA, Alessandra, TERRAGNI, Attilio per l’Archivio Terragni; fotografie di ROSSELLI Paolo, Giuseppe Terragni, Pero: 24 ore cultura, 2013 (pubblicato anche in inglese con lo stesso titolo)
FOSSO, Mario, MANTERO, Enrico, Giuseppe Terragni 1904-1943, Como: Cesare Nani, 1982
MARCIANÒ, Ada Francesca, Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943, Roma: Officina, 1987
ZEVI, Bruno (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna: Zanichelli, 1980